E’ uno dei grandi quesiti della vita, un tema che appassiona da sempre l’umanità; da tempo immemorabile scrittori, poeti, filosofi, persone comuni, si trovano a pensare, studiare, descrivere, cercare questo stato di grazia. 

Per  il Dalai Lama: “perseguire la felicità è lo scopo  della vita”.

Noto però da un po’ di tempo, che le persone non se la inseguono più, come se fosse uno dei nuovi tabù, o una vergogna, una cosa da non meritare, o impossibile da raggiungere. Eppure dovrebbe essere proprio il contrario.  Ma perchè spaventa tanto esser felici oggi, e cos’è la felicità?Credo innanzitutto che la felicità sia uno stato d’animo, determinato più dallo stato mentale che da eventi esterni.  E’ quindi importante la percezione della nostra vita e di quello che abbiamo. Troppo spesso ci si focalizza su quello che non si ha, anziché esser grati per quello che si ha già. Tale comportamento non ci fa godere del presente e ci allontana sempre di più dall’obiettivo. Delegare la felicità ad un evento futuro o all’ottenimento di un bene materiale, magari attraverso  modelli  di aspettative fasulle o irrealizzabili, o mode del momento,  non è utile. La felicità dipende da noi e solo da noi, dal nostro atteggiamento mentale con cui affrontiamo ogni situazione quotidiana. E’ quindi una nostra responsabilità ed è alquanto errato incolpare altri della nostra infelicità. Siamo strutturati per poter esser felici in ogni momento della nostra vita; ogni attimo  quindi  è quello  giusto per essere felici,  ma se lo rimandiamo  ad eventi positivi futuri (ma di cui non vi è certezza), allontaniamo consapevolmente la felicità da noi. 

Ovviamente, essendo la felicità un fattore molto personale, ci sono persone che la pensano in modo diverso. Ne cito solo qualcuno a titolo di esempio: per Mario Luzi “La felicità sarebbe uno stato durevole” altrimenti non degno di tale connotazione.

Altri studiosi hanno cercato di misurare in modo matematico  la felicità; qualcuno ha scritto che “la felicità è la somma di tutti gli attimi della nostra vita valutati rispetto alle emozioni che noi proviamo , ma con tutto il rispetto per questi studiosi, non sono d’accordo. Secondo me sono tutti mezzi che ci allontanano dal nostro obiettivo.

Perchè non cercare semplicemente di esser felici, senza paragoni con altri, senza applicare formule? L’affannosa ricerca nel misurare i sentimenti, le emozioni, tentare di dar loro una veste scientifica non fa che allontanarci dall’obiettivo ed accrescono in noi ansia ed insicurezze. Se in  questo momento io fossi felice, invece di fermarmi e godere  dell’attimo dicendomi “sii, sono felice!! Grazie!”, che senso avrebbe perdermi in ragionamenti matematici su quanto mi sento felice in una scala da 1 a 10, se è vera felicità o altro, o se è uno stato durevole (da quanto?)? Oppure se il collega, il vicino o l’amico è più o meno contento di me? E’ evidente che questo tipo di tensione guasterebbe irrimediabilmente il momento.

Ma se la felicità è dentro ognuno di noi perché sembra un fatto così raro? Il nostro cervello è pronto a generare felicità in ogni istante, ma spesso prevalgono in noi ricordi e pensieri negativi .

Quindi per essere felici è necessario aiutare il cervello con un atteggiamento giusto, positivo, che agevoli la felicità.  Ricordiamoci che la felicità dipende non da quanto abbiamo, ma da quello che siamo…. La felicità, a differenza di come si pensa comunemente, non è frutto delle circostanze della vita, più o meno favorevoli. Essa piuttosto nasce naturalmente dalla pratica quotidiana delle qualità dell’essere, come l’apprezzamento, la gratitudine, la generosità, l’integrità, la compassione.

Valori che dobbiamo recuperare.
Avete mai osservato che chi è felice attira a sé gli altri, come se emanasse delle  onde positive, una luce,  che fanno bene a tutte le persone intorno. Di contro, l’infelicità produce malessere o malattia,  e come per la felicità, si propaga nell’ambiente circostante, ma contaminando in modo negativo le persone intorno. La presenza di un infelice può rendere un gruppo depresso.

Quante volte, specie da piccoli a scuola, si evitavano a livello istintivo bambini che magari erano solo tristi, dicendo “no, che portano sfiga”?

E’ sorprendente notare la meraviglia dei clienti quando faccio fare questo esercizio: scrivere cos’hanno e di cosa esser grati. All’inizio sono sorpresi dal tipo di attività proposta  e mi dicono che non hanno nulla di cui esser contenti, dando per scontato purtroppo tante cose. Devo fare quindi degli esempi esemplificativi, poi una volta compreso, cominciano ad elencare innumerevoli cose e man mano che la lista si allunga si sorprendono! E come cambiano i loro volti, le loro espressioni!

Suggerirei a tutti questo tipo di esercizio, a maggior ragione in un periodo di crisi e di incertezze come quello in cui ci troviamo attualmente.

Ricordiamoci che la felicità è un processo dall’interno verso l’esterno, non viceversa. 

In definitiva ritengo che siamo noi a complicarci la vita, che sarebbe molto più semplice se imparassimo a farla fluire naturalmente, senza troppe domande, formule, sovrastrutture.

Perchè non proviamo allora  ad essere felici adesso, di come siamo,  contenti di ciò che c’è, che abbiamo, così come è?

Felicità come gioia dell’essere, senza cause, senza condizioni. 

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