Se ne sente parlare tanto, ma cos’è un “sintomo”?

Lo definirei un messaggio del nostro corpo che parla di noi a noi stessi. Ci dice se c’è qualcosa che non va, che non ci fa bene, se ci stiamo facendo del male, se stiamo sbagliando. Purtroppo non siamo abituati, per cultura nostra, a dare attenzione a questi segnali. Anzi, cerchiamo molto spesso di metterli a tacere, magari facendo ricorso a qualche farmaco. Ma cessato il suo effetto, i sintomi torneranno a bussare. E’ come se la spia della benzina nella nostra auto si accendesse, ed invece di intervenire fermandoci alla prima stazione si servizio, staccassimo la spia. Con che risultato? Che la macchina dopo un pò di fermerà.

Viviamo purtroppo in un’epoca dove i ritmi di vita, di lavoro, si fanno sempre più stressanti. Dove tutte le attenzioni sono sull’aspetto esteriore, su come dovremmo essere e magari sentirci, per essere “in”. Ma tutto questo si ritorce contro di noi perché non fa parte della nostra vera natura. Ecco quindi che il sintomo può esser letto come un atto di ribellione del nostro essere. Cosa fare allora? Cominciare ad ascoltarci di più, imparare a decifrare questo linguaggio, rispettarci ed assecondare il nostro essere. Il rischio, se non impariamo a farlo, è quello di non solo soffrire e viver male, ma anche quello di ammalarci. In questo, i colloqui di counseling possono essere molto utili, per conoscere meglio  noi stessi e scoprire il nostro meraviglioso mondo, la nostra unicità, senza cadere nella trappola del come ci vorrebbero gli altri.

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